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svgsimonesvgSettembre 2, 2022svgArchivio, News

Libia 110 anni dopo, appunti per ricordare

Si apre rievocando “La grande proletaria si è mossa”, la frase pronunciata da Giovanni Pascoli in un appassionato discorso nel 1911 in cui il poeta sosteneva l’avventura libica intrapresa dall’Italia di Giolitti, e con il ricordo delle canzoni e
dei film italiani (come Bengasi, Giarabub, Tripoli bel suol d’amore) dedicati al Paese africano il libro “Libia 110 anni dopo.

Scritto in occasione dei 110 anni dal conflitto italo-turco e dalla conseguente annessione della Libia (pubblicato non nel 2021 ma nel 2022 perché, è precisato nella premessa, “è nel 2012 che il Trattato di Ouchy sancisce come l’Italia abbia prevalso sull’Impero ottomano e definisce il nuovo equilibrio”), il volume ripercorre oltre un secolo di storia libica attraverso i principali passaggi politici e le figure chiave che ne hanno determinato gli eventi, con un occhio alle relazioni con gli altri Paesi, tra cui principalmente il nostro. Chiarezza, sintesi ed esaustività caratterizzano un lavoro nel quale i due autori hanno voluto soffermarsi principalmente sulla controversa figura di Muammar Gheddafi, rimasto al potere per ben 42 anni, dal colpo di Stato con cui depose il re Idris dal trono nel 1969 fino al tragico epilogo nel 2011: di lui nella prima parte del libro si racconta la condotta politica (tra cui gli atteggiamenti ondivaghi verso l’Italia, con le continue richieste di risarcimenti per i danni subiti nel periodo coloniale da un lato e l'”amicizia” sancita nei trattati dall’altro, e la sua posizione sempre conflittuale nei confronti degli Stati Uniti) ma anche il lato umano, così come i rapporti intrattenuti con Craxi e Andreotti prima, e poi con Berlusconi.
Particolarmente interessante è la parte relativa ai colloqui intercorsi tra i rappresentanti dell’amministrazione statunitense all’epoca della presidenza di Reagan e la diplomazia italiana (con Craxi e Andreotti appunto): dai dialoghi riportati emerge il diverso atteggiamento dei due Paesi verso la Libia, emblema di due culture politiche differenti. Se gli Usa erano impazienti di colpire con le armi il regime di un leader ritenuto un terrorista (l’attacco arrivò infatti nel 1986 e, forse, Craxi avvisò in tempo Gheddafi permettendogli di mettersi in salvo), l’Italia invece, assimilando la lezione realista di Machiavelli (il nemico o lo
abbatti o ci vieni a patti), è sempre stata convinta della necessità di mantenere un dialogo aperto.

Nella seconda parte, il libro torna sulla guerra in Libia del 1911-12, offrendo una attenta analisi del conflitto alla luce del contesto internazionale, tra rapporti di forza ed equilibri delicati. Seguendo il filo della storia, ripercorrendo mosse giuste e passi falsi, il volume permette di ricollegarci ai tempi attuali, evidenziando quanto in una regione inquieta e fondamentale (per l’economia, ma
anche per la pace) come quella del Mediterraneo ci sia la necessità oggi più che mai di una politica “alta”, attenta e lungimirante, capace di affrontare la complessità di un contesto in continua evoluzione e nel quale ogni Paese (le nazioni europee, la Russia e la Turchia, gli Usa e anche la Cina) vuole giocare la propria partita (e vincerla).

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